Che vuol dire e chi sono gli hikikomori? Il termine giapponese descrive la condizione di chi sceglie di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi. Ci si rintana nella propria abitazione, o persino in un’unica stanza, e si interrompono i contatti diretti con il mondo esterno.
Il fenomeno riguarda, nella maggior parte dei casi, i giovani tra i 14 e i 30 anni, principalmente maschi. In Giappone, i casi registrati sono ormai oltre 1 milione. Ma la pratica di isolamento, inizialmente diffusa prevalentemente nel mondo orientale, è arrivata anche in Europa. In Italia, ad esempio, si contano circa 100mila casi.
Chi sceglie di isolarsi può farlo per varie ragioni. Familiari, personali, scolastiche. Ma il punto di partenza comune è un disagio personale e sociale. L’allontanamento dal mondo esterno viene percepito come l’unica strada sicura, priva di confronti con l’altro. Nasce così un vero e proprio rifiuto per la vita sociale e ogni tipo di relazione.
Chiarita la definizione di hikikomori, di sintomi, cause e come uscirne, sarà la psicoterapeuta Serena Valorzi a parlarcene.
Significato hikikomori: traduzione parola, definizione del termine, chi sono e cause in psicologia
E’ necessario innanzitutto capire, chi sono gli hikikomori per comprendere definizione e significato del fenomeno, bisogna partire dal termine che arriva dal Giappone ed è composto dal verbo “hiku” (tirare indietro) e “komoru” (ritirarsi).
Può essere tradotto come “stare in disparte” o “ritirarsi” e caratterizza le persone che scelgono di isolarsi nella propria abitazione, auto-escludendosi dal mondo esterno. Spesso cadono in una dipendenza dal web, unico mondo nel quale si ritrovano a “vivere”.
“Il mondo orientale è molto diverso dal nostro. In Giappone esistono delle caratteristiche culturali che hanno spinto l’affermazione di questo fenomeno. Soprattutto per via dell’eccessivo utilizzo di internet e per le pressioni della società. Accade spesso, infatti, che i ragazzi vengano proprio “sepolti in casa”. In questo modo non hanno nessuna possibilità di sviluppare abilità sociali. E’ un circolo vizioso. Il disturbo nasce in soggetti che vivono un forte disagio sociale al punto da fuggire e allontanarsene totalmente.” – Principia la psicoterapeuta Serena Valorzi -.
Questo allontanamento da tutto il resto dura solitamente molti mesi, o addirittura diversi anni.
“I ragazzi che scelgono di isolarsi vivono in condizioni a tratti estreme. Restano chiusi per lungo tempo in casa, o in una sola camera. Solo lì si sentono al sicuro, è il loro luogo di protezione. Questo fa sì che non debbano esporsi a ciò che più li spaventa. I contatti col mondo esterno, le relazioni, le pressioni sociali. Questi soggetti temono le prove, gli insuccessi e i fallimenti che possono verificarsi nella vita reale. E’ una condizione molto dolorosa. Solitamente parte proprio da una fobia sociale.” – Analizza la dottoressa Valorzi -.
Chi sono i ragazzi chiusi in casa per paura del mondo
I giovani che si auto-escludono utilizzano l’isolamento come arma di difesa e i sintomi sono chiari. Dall’esclusione dal mondo sociale, all’eliminazione di qualsiasi contatto diretto con ciò che non si trova nella propria casa. Alcuni soggetti arrivano addirittura a sigillare le finestre con carta scura per non lasciar entrare la luce del sole.
Le cause del disagio che vive il giovane prima di decidere di rintanarsi nella propria abitazione sono molteplici. Si parte da problematiche familiari e scolastiche. Ma frequenti sono anche quelle caratteriali. Infatti, chi manifesta i sintomi da hikikomori in psicologia corrisponde spesso una personalità sensibile e inibita che vive grosse difficoltà nel tentativo di instaurare legami con gli altri.
“In linea generale, prima di parlare dei sintomi, si può fare un’identikit per capire il significato e chi sono gli hikikomori. Si definisce tale una persona che ha grandi difficoltà a sentirsi connessa con altri suoi simili. Che magari ha un senso costante di estraneità. Che si sente molto diverso da tutti. Paure e insicurezze sono talmente forti da costringere la persona a tirarsi fuori dalla vita sociale. Altra caratteristica è la totale perdita di motivazione a provare a superare questi disagi per imparare a relazionarsi con l’esterno.”- Ci spiega Serena Valorzi. –
In un momento successivo alla decisione di rintanarsi, arriva la razionalità. I soggetti che si isolano valutano la società come negativa, non comprensiva, distante e pericolosa. Utilizzando questa motivazione come scudo, continuano a rimanere rinchiusi nelle loro stanze.
Sintomi hikikomori caratteristiche in psicologia e comportamenti
Sia in Giappone, che in Italia, che nel resto del mondo, sintomi e caratteristiche hikikomori in psicologia sono al centro dell’attenzione di numerosi studi.
“Alcuni dei sintomi e dei segnali che caratterizzano i primi comportamenti sono comuni. Ed individuabili facilmente. Il fenomeno è diffuso specialmente tra gli adolescenti. I primi a dover fare attenzione a questi campanelli d’allarme sono i genitori. Mi riferisco a quei ragazzini senza amici a scuola, che fanno fatica a creare legami. O che magari passano tutto il giorno da soli nella propria camera. Che preferiscono non partecipare alle attività di famiglia. Più avanti, col tempo, magari iniziano a non uscire da lì neanche al momento dei pasti. O smettono di andare a scuola. E di praticare sport e hobbies all’esterno di casa.” – Puntualizza la psicoterapeuta, proponendo un esempio di elenco di sintomi dell’hikikomori.–
“Per rientrare nell’isolamento sociale queste condizioni devono essere prolungate nel tempo. Spesso sono collegate al auto-esclusione anche patologie gravi come depressione e ansia.“
Chi scegli di isolarsi presenta anche un’alterazione del ritmo sonno-veglia. La condizione di malessere, inoltre, può essere espressa attraverso diverse forme di aggressività e rabbia.
Durante il lungo periodo di solitudine, il soggetto talvolta si perde in ampie riflessioni. La maggior parte sul senso della vita. E mettono in discussione tutto. Si cade in uno stato di profonda confusione. Rischi e pericoli sono tanti, diversi sono stati i casi estremi con altrettante gravi conseguenze.
“Talvolta il soggetto cerca di avere e mantenere limitati contatti con l’esterno, ma sempre attraverso canali tecnologici. Mai direttamente. Addirittura questo avviene con i genitori conviventi. Telefono, computer e videogiochi diventano un’armatura a protezione della propria fragilità. La stessa che non riesce ad interfacciarsi con il mondo vero.”
Una delle conseguenze più comuni dell’auto-isolamento è la dipendenza da internet e videogiochi. Che sia fatto per necessità o per noia, internet diventa l’unica finestra di opportunità per impegnare tempo e mente.
Soluzioni e cura isolamento sociale: come uscirne e come curarlo
Non è ancora stata definita una cura specifica per i sintomi da hikikomori, come uscirne senza una terapia risaputa scientificamente, per i soggetti che ne sono affetti diventa ancora più difficile. Al momento, la terapia prevista comprende un percorso di recupero psicoterapeutico e, talvolta, psicofarmacologico.
“La cosa importante è rieducare le persone che si sono isolate al contatto con l’altro. Nella maggior parte dei casi la terapia consiste anche nell’aiutare chi vive insieme al soggetto isolato. Quest’ultimo, invece, si segue man mano. Per fare in modo che acquisisca da zero le competenze sociali che non ha avuto modo di apprendere.” – Fa sapere la psicoterapeuta-.
“La cosa fondamentale è che la terapia si muova in due direzioni. Da una parte aiutare il soggetto a inserirsi nella società e capire come fare. Dall’altra, trovare e curare le problematiche più profonde. Quelle all’origine dell’auto-isolamento, le motivazioni di disagio sociale.“
“E’ importante capire come si può aiutare chi ha sintomi da hikikomori e come uscirne. Soprattutto all’inizio, è indispensabile che si provi ad incentivare l’uscita. E il contatto con l’altro. In casi del genere anche limitare l’utilizzo di internet, ad esempio, ha la sua ragione. In tal modo si può privare gradualmente la persona che si isola della possibilità di rimanere connesso con l’esterno attraverso il web. Può essere utile anche provare a far entrare qualcuno in casa. Magari pochi amici. Ma lentamente e mai in maniera forzata.” – Conclude Serena Valorzi. –