Parliamo del comportamento di incitamento all’odio, tramite atteggiamenti violenti, offensivi e crudeli, che discriminano un gruppo o un singolo, sulla base di caratteristiche etniche, politiche, razziali, religiose, genere e così via.
Oggi, in una società estremamente eterogenea che tenta (spesso, invano) di includere tutti, c’è ancora chi sceglie di scagliarsi contro le minoranze. O contro chi viene considerato, in qualche modo, “diverso”. La legge italiana indica che tra la definizione di hate speech e la libertà di espressione c’è un confine ben delineato, si può parlare liberamente finché non si lede l’altro ingiustamente e senza motivo.
Dal vivo ci vuole più coraggio a praticare il linguaggio d’odio, perché ci si mette la faccia. Sul web diventa tutto più semplice. Proprio su internet, infatti, il fenomeno è pericolosamente in crescita.
L’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR), nel 2013, parla di 354 casi di discriminazione avvenuti nell’ambito dei media. La maggior parte sono riferibili ai social network. Nel 2014, l’UNAR ha registrato 347 casi di espressioni razziste sui social, di cui 185 su Facebook. In totale, quell’anno, si contano quasi 700 episodi di intolleranza. L’OSCAD, invece, (Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori del Ministero dell’Interno) tra il 2011 e il 2014 ha ricevuto 150 segnalazioni. Relative a siti e profili con contenuti discriminatori e di incitamento all’odio.
A parlarci di significato di hate speech, definizione in psicologia, è la psicologa Roberta Grassotti, mentre a darci una definizione del reato secondo la legge italiana, l’avvocato penalista Cecchino Cacciatore.
Cos’è hate speech: traduzione e significato in psicologia dell’azione di incitamento all’odio
Per conoscere il significato di hate speech, cos’è e quali sono le sue caratteristiche, bisogna partire dalla traduzione della parola per arrivare a studi e analisi in psicologia.
Con l’espressione si indica un discorso di incitamento all’odio. Attraverso elementi verbali e non verbali mirati a diffondere odio e intolleranza. A incitare al pregiudizio e alla paura verso un individuo o un gruppo. In base a etnia, orientamento di genere o religioso, disabilità, altra appartenenza sociale o culturale.
Le vittime di questo fenomeno sono purtroppo numerose, specialmente sui social network.
“Nella società in cui viviamo, purtroppo, il giudizio negativo e la cattiveria sono all’ordine del giorno. Chi sceglie di dichiarare un suo sentimento, una caratteristica, un orientamento o un modo di essere deve fare i conti con questo. Si dovrebbe avere, in partenza, una grande consapevolezza di ciò che si è. In questo modo, i commenti altrui, anche quando negativi, scalfiscono meno. Soprattutto se l’offesa arriva dai social.”- Principia la psicologa Roberta Grassotti.-
“La persona che subisce l’offesa può vivere il linguaggio d’odio in diversi modi. Tutto è relativo al grado di autostima e sicurezza. Come in tante situazioni, il parlare con gli altri può essere di grande aiuto. Innanzitutto per confrontarsi e trovare supporto nei familiari o nei pari. Poi, anche per scoprire e trovare risorse utili a resistere a questo tipo di violenze.”- Puntualizza la professionista dandoci una definizione di hate speech in psicologa e continua -.
“Chi subisce l’insulto o la violenza viene toccato profondamente. E’ importante, quindi, che da subito percepisca che quella singola parola offensiva non rispecchia l’opinione di tutti. Il supporto alla vittima è fondamentale. Proprio per farla sentire più forte e sicura di sé.”
“Non controbattere e non cedere alle provocazioni di chi offende è indispensabile. La strategia più utile da adottare è certamente quella di rivolgersi a qualcuno di fidato. Una persona a cui ci si sente di potersi appoggiare in un momento di così grande difficoltà.”- Consiglia la psicoterapeuta parlando dei rimedi per combattere il reato di hate speech e la violenza verbale.-
“Il mondo, oggi, purtroppo, è ancora molto ignorante. E potrebbe avere reazioni aggressive nei confronti di chi non comprende. Ognuno dovrebbe essere libero di esporsi e mostrarsi. Ma oggi la società non lo permette! Dunque è importante che le vittime del linguaggio d’odio siano forti dal principio. Questo è ingiusto, poiché non si dovrebbe mai ragionare per categorie. O temere di essere accusato e offeso per la propria natura. Chi riceve la cattiveria o l’insulto vive condizioni estremamente difficili.”- Conclude la psicologa Roberta Grassotti.-
La storia di Serena e Daniela, offese perché innamorate
Tra le vittime del reato di hate speech ed incitamento all’odio, molto spesso ci sono coppie omosessuali, come è capitato a Serena, venticinquenne fidanzata da tre anni con Daniela. Cosi ci racconta.
“Ho ricevuto per la prima volta commenti d’odio sotto ad una fotografia sui social. Nell’immagine c’eravamo io e la mia fidanzata, al mare, mentre ci davamo un bacio. Nulla di più. Eppure, per qualcuno, quello era troppo.“- Racconta la ragazza.-
“All’inizio ho scelto di non dare peso a quelle parole. Non ho mai nascosto il mio amore e sapevo che prima o poi qualcuno avrebbe avuto da ridire. Ma poi i commenti sono continuati. “Nascondetevi!”. “Vergogna. Fate schifo!”. E altre offese con parolacce e insulti molto pesanti e quasi irripetibili. Io non ho lasciato che quelle parole mi ferissero. Ma Daniela, la mia ragazza, ne ha sofferto moltissimo. Specialmente perché per lei non era la prima volta. Aveva già ricevuto parole d’odio per il suo orientamento di genere.“- Ci dice.-
“Sui social la cosa è durata qualche settimana. Quando non fu più una sola persona ad offendere, iniziai a preoccuparmi. Tre o quattro profili, ovviamente anonimi, riempirono di cattiveria i commenti sotto ai miei post, alle stories, persino nei messaggi privati. A quel punto ho deciso di intervenire, segnalando i profili al social network. Poi, con screenshots alla mano, mi sono rivolta alla Polizia Postale per denunciare l’accaduto.“– Continua Serena, nel suo racconto.-
“La cosa terribile di questo fenomeno è che, innanzitutto, non tutte le vittime hanno il coraggio di prendere provvedimenti. E di non sottostare a parole cariche d’odio, che nei casi peggiori diventano anche violenze fisiche. Poi, come nel mio caso, è chiaro che cattiveria chiama cattiveria. Ed è su questo che, secondo me, bisogna lavorare. Educare al rispetto per l’altro, impedire che l’odio si espanda a macchia d’olio.”- Conclude la ragazza, riportandoci la sua testimonianza del reato di hate speech online.-
Reato di hate speech, denuncia e pene: come difendersi
Capito il significato di hate speech la legge italiana ci aiuterà quindi a chiarire la sua definizione in diritto, in quanto ci troviamo davanti ad un reato. Ad aiutarci in questo, l’avvocato penalista Cecchino Cacciatore e il suo collaboratore il dott.Nicola Cerasuolo.
“Nel nostro ordinamento, e più in generale negli stati di matrice democratica, la libertà di espressione è indiscutibilmente uno dei pilastri su cui si regge lo Stato. Tale diritto riconosciuto ad ogni individuo può sfociare nell’offesa e nella violenza. Quando il linguaggio utilizzato è tale da arrecare un pregiudizio ad un altro soggetto.”- Ci fanno sapere i professionisti in diritto.-
“”Hate speech” è traducibile come discorso di incitamento all’odio. Con tale espressione si fa riferimento a discorsi il cui fine è quello di esprimere odio ed intolleranza verso una persona o un gruppo. Ben potendo l’offesa involgere qualsiasi tipo di discriminazione. Tanto razziale o etnica quanto religiosa. Il termine venne coniato negli anni ’20. In un periodo storico, quindi, che si è caratterizzato da una forte teorizzazione della superiorità razziale.”- Spiega l’avvocato Cacciatore.-
“Va da sé che l’avvento delle nuove tecnologie costituiscono una cassa di risonanza e di diffusione. Trova amplificazione sui social network. Con la conseguenza che il dibattito giuridico su tali fenomeni è divenuto non più procrastinabile. Al punto da spingere i governi ad interrogarsi sulle possibili misure di contenimento e repressione. Infatti, l’odio diffuso “online” non presenta un’essenza diversa da quella dell’odio sprigionato al di fuori dello schermo.” – Chiarisce l’avvocato.-
“La necessità ed il dovere di reprimere le idee reputate offensive è da sempre ricorrente nella storia del diritto. Punto di snodo è rappresentato dalla “Decisione Quadro (UE) sulla lotta contro il razzismo e la xenofobia”. Che “obbliga ciascuno Stato membro ad adottare le misure necessarie per criminalizzare l’istigazione pubblica alla violenza o all’odio.”- Fanno sapere i legali.-
“E’ utile menzionare il “Codice di condotta per contrastare l’illecito incitamento all’odio online”. Finalizzato ad impedire il diffondersi dell’incitamento all’odio razzista e xenofobo online. Tale codice ha lo scopo di richiedere alle piattaforme interessate di prevedere “procedure chiare ed efficaci. Circa le segnalazioni riguardanti forme illegali di incitamento all’odio all’interno dei loro servizi. Nonché ad adottare regole volte a precisare che sono vietate la promozione dell’istigazione alla violenza”.”- Spiegano ancora i professionisti.-
“Non vi sono dubbi nel ritenere che queste tipologie di commenti integrano il reato di diffamazione previsto dall’art. 595 c.p. Nella misura in cui “chiunque, comunicando con più persone, offenda l’altrui reputazione”.- Concludono gli avvocati, analizzando reato di hate speech, come difendersi e cosa prevede la legge italiana.