Cos’è l’autismo, significato qual è e come si manifesta, quali i sintomi riconoscibili nell’età infantile? Nel dare una definizione corretta clinicamente, bisogna sempre far riferimento ai “Disturbi dello spettro autistico”. Ma cosa sono? Si tratta di un insieme di diverse alterazioni del neurosviluppo legate a un’anomala maturazione cerebrale; questo sviluppo atipico inizia già in epoca fetale, durante la gravidanza.
Dal punto di vista pratico, nei sintomi di autismo e segnali riconoscibili, facciamo riferimento a disturbi che influenzano principalmente le capacità di interazione e comunicazione sociale del soggetto che ne affetto. Il disturbo neurologico è grandemente diffuso. In Italia, ad esempio, si stima che 1 persona su 100 rientri nel quadro dello spettro autistico. Più in particolare, secondo le statistiche del Ministero della Salute appare che 1 bambino su 77 (età 7-9 anni) presenta un disturbo dello spettro autistico; a questo proposito, si nota una prevalenza maggiore nei maschi.
In media, si stima che 1 su 54 tra i bambini di 8 anni negli Stati Uniti viva questo disturbo; 1 su 160 in Danimarca e in Svezia; 1 su 86 in Gran Bretagna.
Ma da cosa dipende? Per meglio comprendere il significato di autismo, cause che portano alla patologia sono state a lungo analizzate, ma ancora oggi sono poco chiare. Probabilmente, la sua comparsa sarebbe dovuta a fattori di natura genetica e/o ambientale. Ma si tratta, al momento, solo di teorie.
Analizziamo sintomi di autismo, come riconoscerli e cosa fare assieme alla dott.ssa Tiziana Rossetto, logopedista. Con lei, puntualizzando i metodi migliori per rapportarsi con i soggetti autistici, il dott.Francesco Campanella, esperto logopedista sul Campo dei DSA.
Autismo: come riconoscere sintomi, come individuale i segnali e quali sono le cause
“I disturbi dello spettro autistico (dall’inglese Autism Spectrum Disorders, ASD) sono un insieme eterogeneo di disturbi del neurosviluppo caratterizzati da deficit persistenti nella comunicazione sociale e nell’interazione sociale.”- Questa la definizione data dal Ministero della Salute italiano per spiegare cos’è l’autismo, significato clinico della patologia.
Di fatti, menzionare il termine “autismo” significa fare riferimento a un gruppo di disturbi di definiti Disturbi dello Spettro Autistico (ASD). Come riconoscerli? Sappiamo che i cui sintomi si manifestano precocemente e con segnali chiave. Questi possono permanere per tutto il corso della vita, modificandosi o restando inalterati. Le caratteristiche tipiche degli ASD si possono inquadrare, essenzialmente, in due gruppi:
- 1. Deficit nella comunicazione e nell’interazione sociale;
- 2. Comportamenti e interessi ristretti e ripetitivi.
“Per riconoscere i segnali di alcuni sintomi che potrebbero far pensare ad una presenza di un Disturbo dello Spettro Autistico bisogna essere attenti osservatori. La ricerca scientifica delinea alcuni comportamenti che, quando rilevati in un bambino di 12 – 16 mesi, permette agli specialisti di segnalare ai genitori il rischio di una evoluzione verso una possibile diagnosi.”- Principiano i professionisti Rossetto e Campanella in merito ai sintomi di autismo a 2 anni.
“Spesso però non è così semplice distinguere aspetti che caratterizzano lo sviluppo tipico da comportamenti o situazioni che invece possono essere considerati “campanelli d’allarme”. Si può fare riferimento, come appunto già descritto, ai due gruppi di caratteristiche che contraddistinguono le difficoltà specifiche di questa condizione. Parliamo del deficit di comunicazione interconnesso con le difficoltà di interazione sociale; nonché la presenza di comportamenti ristretti e ripetitivi.”
Sintomi che fanno pensare che un bambino è autistico
Come riconoscere nei bambini l’autismo con sintomi a 2 anni, a cosa si deve fare attenzione? Molti genitori si domandano “Come capire se mio figlio è autistico?”: la risposta a questa domanda non è semplice. Tuttavia, come ci spiegano i professionisti, alcuni segnali “d’allarme” possono essere riconosciuti.
“Uno dei primi segnali che solitamente preoccupa i familiari è l’assenza o il ritardo nello sviluppo del linguaggio verbale. O il ritardo delle tappe dello sviluppo comunicativo-linguistico, l’assenza di lallazione e/o dell’espressione comunicativa delle prime parole. Ma anche la presenza di parole e frasi purtroppo non è un segnale che a priori esclude difficoltà comunicative.”- Spiegano i logopedisti.-
“Bisogna infatti chiedersi se alla base dell’uso del linguaggio verbale ci sia uno scopo comunicativo, relazionale e di condivisione. Sempre più bambini con diagnosi di ASD accedono al linguaggio verbale; alcuni di loro in ritardo, alcuni di loro hanno un vocabolario povero, alcuni di loro presentano invece un lessico ricco e perfino forbito. Ma la caratteristica che li accomuna è la difficoltà di utilizzare lo “strumento linguaggio” con scopo realmente comunicativo, richiestivo o di condivisione. Possono essere in grado di ripetere intere frasi o discorsi (presi anche dai dialoghi sentiti in tv, nei cartoni animati, ecc.). Ma possono fare fatica a comunicare le loro esigenze più semplici.”
“Bisogna quindi andare oltre l’osservazione e l’analisi del linguaggio verbale e ricercare, ad esempio alcuni comportamenti come il salutare, l’indicare, annuire con la testa, guardare negli occhi l’interlocutore; triangolare lo sguardo tra un familiare ed un oggetto, rispondere al sorriso sociale; mostrare, dare, richiedere attraverso i gesti. La presenza frequente di questi comportamenti sono tutti segnali di un buon uso del canale comunicativo non verbale.“– Spiegano Rossetto e Campanella -.
Autismo infantile, segnali ripetitivi da non ignorare: a chi rivolgersi
Quali sono i segnali da non ignorare per capire se un bambino è autistico e come comportarsi se se ne riscontra qualcuno, cosa fare e a chi rivolgersi?
“Altri segnali che non andrebbero ignorati riguardano lo spettro dei comportamenti ristretti e
ripetitivi. Alcuni bambini con ASD giocano in modo poco funzionale, con gesti ripetitivi, rituali, o allineando gli oggetti. Possono giocare per lungo tempo, ad esempio, a far ruotare la ruota di una macchinina; o mettere in fila tutte le macchinine.”
“Alcuni di loro, inoltre, hanno una sensorialità peculiare. Il loro modo di esplorare i materiali di gioco può essere insolito: alcuni di loro annusano gli oggetti, li guardano con la coda dell’occhio o molto da vicino; hanno una preferenza spiccata per alcuni oggetti dai quali fanno fatica a staccarsi; o sono particolarmente sensibili ad alcuni rumori.”- Spiegano i due professionisti.-
“Se si presenta uno o più di questi comportamenti è il caso di rivolgersi a figure sanitarie specializzate nell’età evolutiva. Pediatra, il Neuropsichiatra Infantile, il Logopedista, e lo Psicologo; o contattare l’Osservatorio Nazionale per l’Autismo dell’Istituto Superiore di Sanità.”
Cosa fare con bambini autistici: come comunicare con loro
Approfondito significato e definizione di autismo e quali segnali riconoscere nel bambino e nell’adulto, passiamo all’ipotetico intervento riabilitativo. Come abbiamo sottolineato, non esiste una “cura” effettiva per questo insieme di disturbi; ciò non esclude, però, il supporto riabilitativo che riesce a portare nella maggior parte dei casi ottimi risultati.
Nella scelta della terapia va sempre considerata la fase dello sviluppo e la diversità di ogni soggetto con disturbo. Focalizziamoci in particolare sull’aspetto della comunicazione.
“Le difficoltà dei soggetti con i sintomi di autismo da bambini o adulti, riguardano sia l’aspetto della loro comunicazione verso l’altro e dell’intenzionalità comunicativa, sia la comprensione dei messaggi comunicativi che ricevono dalle altre persone.”- Sottolineano i professionisti.-
“La comunicazione tra gli adulti cosiddetti “tipici” è un affascinante intrico di messaggi “tra le righe”, di metafore, di “non detti”. Per questo motivo nell’approcciarsi ad un bambino con ASD bisogna cercare di semplificare il più possibile la comunicazione. Innanzi tutto nella prossemica.”– Affermano Rossetto e Campanella.-
“A volte questi bambini non si girano verso chi li chiama per nome; avviciniamoci (ma non troppo), abbassiamoci alla loro altezza, ricerchiamo noi per primi il loro sguardo, li aiutiamo così a capire che ci stiamo rivolgendo a loro.”
“Semplifichiamo quindi il nostro messaggio ad un’unica frase completa, con meno parole possibili e legate al concreto degli oggetti o delle azioni che stiamo svolgendo. Utilizziamo le immagini! Molti bambini con ASD comprendono in modo maggiormente efficace una comunicazione supportata da immagini più che un messaggio esclusivamente veicolato dal linguaggio verbale, da parole e da frasi.”
“La semplificazione del linguaggio verbale e il supporto delle immagini è un compito importante della “Comunicazione Aumentativa Alternativa” (CAA); viene usata sempre più spesso per supportare la comprensione, ma anche per aumentare le abilità e le possibilità di comunicazione espressiva efficace di bambini e soggetti con ASD.”- Affermano i logopedisti, prima di concludere.-
“Alleniamoci all’ascolto del non verbale. Al dare il tempo che serve, all’osservazione del comportamento come risposta, che a volte, ha in sé significati più densi dei messaggi verbali ricchi di parole.”