“Mio figlio non vuole più andare a scuola”; “improvvisamente il mio bambino ha paura di andare a scuola.”
Molto di frequente i genitori si ritrovano davanti ad episodi di fobia scolastica, riconosciuta anche come sindrome del rifiuto scolastico, ma cos’è e cosa bisogna fare quando un bambino non vuole andare a scuola?
Si tratta, secondo Kearney e Silverman, di una “condizione emotiva caratterizzata dalla presenza di una forte resistenza e spesso da un’aperta opposizione ad andare a scuola e/o rimanervi per l’intera giornata.” La scuola, se ben gestita ed accogliente, può essere un luogo stimolante e fondamentale per la crescita del singolo. Luogo di apprendimento e palestra per sperimentare se stessi nelle esperienze di vita, la scuola deve necessariamente essere frequentata.
Non è raro, però, che i bambini e ragazzi manifestino improvvisamente alcuni sintomi della sindrome da rifiuto della scuole e problematiche legate allo studio o al recarsi quotidianamente in classe; e chiaramente, quando non risolto, il problema può comportare dei danni, influenzando negativamente il benessere del minore e della sua famiglia; nonché incidere notevolmente sul futuro dello studente.
Si chiama, in gergo tecnico, “comportamento di rifiuto scolare”, ma cos’è il rifiuto scolastico e cosa fare quando un ragazzo non vuole andare a scuola?
A spiegarci come gestire la paura di andare a scuola, dall’assenteismo alla frequenza saltuaria vissuta con forti disagi e ansie, le professioniste del settore psicologico e d’istruzione: la psicoterapeuta, dott.ssa Anna Quaglia; e la professoressa Rosalba Ferrante.
Rifiuto scolastico: cos’è e cosa fare se un bambino non vuole andare a scuola, come risolvere la paura
Partendo dalla definizione del rifiuto scolastico, cosa fare quando un bambino o ragazzo non vuole andare più a scuola ce lo diranno gli esperti. Come gestire la fobia scolastica, quando è un disturbo che necessita un trattamento psicoterapeutico?
“Secondo l’osservatorio della dispersione scolastica, i sintomi del rifiuto scolastico si presentano con maggiore frequenza nella fascia di età 13-15 anni.”– Principia la professoressa Rosalba Ferrante.-
“In sostanza, tra l’ultimo anno di scuola media e primi anni di scuola superiore. Non è strano che si presenti durante l’adolescenza il rifiuto della scuola. Si tratta degli anni di formazione della personalità. E’ una parentesi molto complessa per i giovani.”
“E’ molto facile, quindi, che in questo periodo a qualsiasi difficoltà si riscontri nella sfera privata-familiare o anche in quella scolastica si risponda con atteggiamenti drastici e difficili da gestire. Come, appunto, il rifiuto assoluto di andare a scuola.”- Afferma la prof.-
“Per prima cosa è necessario parlare con la famiglia dello studente e con lo studente stesso per comprendere le cause del rifiuto scolastico. Come mai lui/lei non vuole più venire a scuola? Lui/lei è consapevole delle motivazioni, si tratta di cause dichiarate? Oppure si tratta di un malessere al quale lo studente non riesce a dare consciamente una spiegazione, una forma, un nome?”
“In ogni caso, è indispensabile che lo studente, a prescindere dall’età, sia supportato da un percorso psicoterapeutico che lo aiuti ad individuare le cause e la risoluzione del problema. Intanto, ciò che si può fare nella scuola è parlare col gruppo classe e con gli altri docenti per delineare meglio il quadro della situazione. E’ il gruppo classe a non essere accogliente? Lo studente si sente escluso? Allora è fondamentale intervenire in questo senso. Se necessario, coinvolgendo tutti i compagni di classe, relativi genitori e sensibilizzando i docenti al problema.”- questi i consigli degli insegnanti per la fobia scolare, segnala la docente.-
“Una volta comprese le ragioni, è importante provare a creare una didattica personalizzata! Se il disagio è tale da causa un rifiuto ad andare a scuola è importante stendere un piano di studio personalizzato basato sull’esigenze di lei/lui. Magari partendo dagli interessi dello studente.”
Quali sono le cause dell’evitamento scolastico: paure e fobie
Quali sono le cause del rifiuto scolastico, una cura esiste? Perché un bambino non vuole andare più a scuola all’improvviso, quali i motivi della fobia scolastica? Per aiutare i genitori nella gestione di questa particolare condizione emotiva dei figli, abbiamo rivolto queste domande alla dottoressa Anna Quaglia, Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo – Comportamentale.
“Le cause più comuni del rifiuto scolastico nel bambino possono essere svariate. Per questo è necessario analizzare ogni caso con attenzione, seguendo il bambino in classe, prevedendo degli incontri con uno specialista psicoterapeuta o con uno psicologo clinico che si occupi di fare osservazioni sistematiche; inoltre, bisogna somministrare al bambino dei test cognitivi al bambino per comprendere se ci siano delle difficoltà oggettive nel bambino, che magari non riesce a verbalizzare; o che gli insegnanti colgono ma che non riescono ad individuare nello specifico.”- Afferma la dottoressa Anna Quaglia.-
“Dunque, innanzitutto si deve procedere in questi due modi: da una parte l’osservazione in classe; dall’altra una valutazione cognitiva del livello di intelligenza e apprendimento del bambino.”
“Dalla mia esperienza clinica posso affermare che una delle cause più comuni del rifiuto scolastico riguarda i bambini che non si sentono pronti per le richieste dell’insegnante. Oppure spesso questo fenomeno si verifica nei bimbi che vanno a scuola troppo precocemente, in particolare in prima elementare. I bambini hanno un’età specifica dello sviluppo del loro cervello. Dunque, a prescindere da quanto il bambino possa sembrare “pronto”, è bene sempre non privarlo delle giuste ore di gioco.”- Fa sapere la psicoterapeuta.-
“Inoltre, il rifiuto di andare a scuola può dipendere anche da atteggiamenti molto rigidi dei genitori o degli insegnanti: in casi simili i bimbi sentono carichi emotivi e di performance molto elevati.”
Come evitare il rifiuto scolastico: soluzioni e terapie
Cosa fare se un bambino non vuole andare più a scuola? Come comportarsi se ci si scontra con il fenomeno di rifiuto scolastico? Parliamo con la dott.ssa Quaglia del ruolo di genitori e insegnanti.
“Per uscire da questa condizione, è necessario fare degli interventi dal punto di vista di elaborazione emotiva delle problematiche che sottendono il rifiuto. Ad esempio, insegnare al bambino a verbalizzare le proprie emozioni di paura, disagio, disgusto, ansia; o anche di vergogna, di tensione.”
“Inoltre, bisogna insegnare al bambino cosa accade dentro di sé, con il proprio corpo. E cosa, invece, accade al di fuori, con i compagni, con gli insegnanti, con i genitori. Sicuramente compito dei docenti è avere un atteggiamento molto gentile, materno, dolce; sempre non tralasciando l’aspetto severo e più duro, del rispetto delle regole relativamente a ciò che bisogna fare in classe.”- Consiglia la Quaglia.-
“Il genitore deve “mollare un po’ la presa”, senza pretendere dal bambino performance troppo elevate. E’ importante, allo stesso tempo, stabilire le contingenze delle cose appetibili per il bambino che devono venire dopo lo sforzo della performance scolastica. Ad esempio, organizzare il pomeriggio imponendo al bambino di fare prima i compiti e poi di avere ore di gioco e svago; o dedicarsi al bambino durante il fine settimana, trascorrendo ore con la famiglia e comprando, magari, qualcosa di bello per il piccolo tutti insieme.”- Conclude la dottoressa.
Come prevenire il rifiuto scolastico: cosa può fare la scuola
Per fare in modo che non si verifichino casi di fobia scolastica, è importante che la scuola si mostri accogliente. Come si può prevenire questo fenomeno?
“La scuola deve cercare di rimanere quanto più aperta è possibile. Innanzitutto, bisogna fare un’indagine generale: chi frequenta la scuola, qual è l’utenza? Dove si trova la scuola, in che contesti sociali vivono i ragazzi/bambini che vi ci vanno?“- Afferma la prof Ferrante.-
“Una volta compreso questo, è importante che la scuola offra quante più attività possibili, mattutine e pomeridiane. Anche che vadano oltre il semplice aspetto di apprendimento/didattica. Laboratori di qualsiasi tipo, pon, e qualsiasi attività che possa stimolare gli studenti, invogliandoli a partecipare ad attività ricche e piacevoli.”
“Mi viene in mente la scrittura, il teatro, i corsi di scacchi, lo sport; la musica, il cineforum, la cura delle piante. Si può fare di tutto! Insomma, portare la scuola a rappresentare un luogo bello, di condivisione, di aggregazione di studenti di età differenti.”