>
  • Valorzi
  • Crepet
  • Meoli
  • Napolitani
  • De Luca
  • Bonetti
  • de Durante
  • Rossetto
  • Barnaba
  • Boschetti
  • Rinaldi
  • Catizone
  • Gelisio
  • Tassone
  • Dalia
  • Cacciatore
  • Andreotti
  • Chelini
  • Mazzone
  • Baietti
  • Grassotti
  • Santaniello
  • Ward
  • Paleari
  • Bruzzone
  • Romano
  • Gnudi
  • Ferrante
  • Coniglio
  • Califano
  • De Leo
  • Cocchi
  • Quarta
  • Liguori
  • Pasquino
  • Falco
  • Scorza
  • Carfagna
  • Leone
  • Buzzatti
  • Quaglia
  • Antonucci
  • Miraglia
  • Alemanno
  • di Geso
  • Romano
  • Casciello
  • Algeri
  • Bonanni

Autolesionismo in età adulta: cause e rimedi, cosa fare, terapia

Flavia de Durante 8 Agosto 2022
F. d. D.
23/11/2024

Significato della psicoterapeuta su autolesionismo in età adulta: cause e rimedi, quali forme di auto-lesione esistono, cosa fare, terapia e come si può curare.

Cos’è l’autolesionismo, significato qual è, e perché si diventa autolesionisti? Questa patologia è legata al “danneggiamento del proprio corpo attraverso lesioni autoinflitte dirette e intenzionali.” Ne soffrono soprattutto adolescenti e giovani adulti, con un’incidenza del 15-20%. Mentre tra gli adulti la percentuale si attesta al 6%.

Si parla, infatti, molto raramente di patologia autolesionista in età adulta, eppure è una realtà presente, specialmente se associata a disturbi di ansia e depressione.

La patologia è estremamente eterogenea: ci si può arrecare del male in innumerevoli modalità. Molteplici sono anche le cause e i motivi che spingono alle condotte autolesive.

Approfondiamo tipi di autolesionismo negli adulti, cosa lo scatena, conseguenze e sintomi, nonché le terapie possibili, assieme alla psicoterapeuta, dott.ssa Anna Quaglia.

Tipo di autolesionismo in età adulta e cause: perché farsi del male per lenire un dolore, la condotta

Quali sono le tipologie di autolesionismo cause quali sono e cosa lo scatena? Innanzitutto, c’è da dire che tutto parte da un’importante disregolazione emotiva.

Gli psichiatri Favazza e Rosenthal, già negli anni novanta avevano classificato le condotte autolesive; queste categorie erano state stilate in base al grado di danneggiamento dei tessuti e dei pattern comportamentali.

  • Autolesionismo maggiore: atti infrequenti e isolati che provocano un danneggiamento dei tessuti grave e permanente. Solitamente è associato alle psicosi; o alle intossicazioni acute;
  • A. stereotipico: comportamenti ripetuti in modo costante e ritmico; comunemente associati a grave ritardo mentale, all’autismo o alla sindrome di Tourette;
  • A. moderato o superficiale: consiste in atti episodici o ripetuti a bassa letalità; lieve danneggiamento dei tessuti corporei (tagli, bruciature, abrasioni). I soggetti compiono gesti autolesivi che hanno un significato simbolico. Il tipo moderato si divide a sua volta in:
    • Compulsivo: quando si declina in comportamenti quotidiani,
    • Episodico: tentativo di riacquisire un senso di controllo e padronanza di fronte a emozioni e pensieri intollerabili;
    • Ripetitivo: dipendenza dal comportamento autolesivo; 

“Le cause più comuni dell’autolesionismo si basano sicuramente sulla richiesta di attenzioni da parte del soggetto che presenta delle difficoltà ad esprimere il proprio disagio; quest’ultimo può essere sia di natura emotiva che di natura organica. Sofferenza fisica che non si riesce a contenere né comunicare all’altro.”– Afferma la dott.ssa Anna Quaglia.-

“Ci si infligge delle lesioni per comunicare all’altro la propria sofferenza. L’atto autolesionista è, quindi, soprattutto una richiesta di attenzioni. Oltre a ciò, rappresenta anche una scarica emotiva per il soggetto autolesionista; per questo, funziona anche come controllo dell’impulso rispetto a questa scarica emotiva.”

Cosa fare se una persona adulta è autolesionista, diagnosi

Come definito dal significato, l’autolesionismo è una malattia, e chi ne soffre ha bisogno di una cura. Come aiutare una persona autolesionista, diagnosi come farla? Sono stati individuati diversi criteri basati sulle condotte autolesive.

  • Criterio A: nell’ultimo anno, in cinque o più giorni, l’individuo si è intenzionalmente inflitto danni di qualche tipo; i danni comportano sanguinamento, lividi o dolore ma sono moderati;
  • B: L’individuo è coinvolto in condotte autolesive con una o più delle seguenti aspettative: ottenere sollievo da una sensazione o uno stato cognitivo negativi; risolvere una difficoltà interpersonale; indurre una sensazione positiva.
  • C: L’autolesività intenzionale è associata ad almeno uno dei seguenti sintomi:
  • difficoltà interpersonali o sensazioni o pensieri negativi; depressione, ansia, tensione, rabbia.
  • Prima di compiere il gesto autolesivo, c’è la presenza di un periodo di preoccupazione difficilmente controllabile;
  • Pensieri di autolesività presenti frequentemente;

“Sicuramente, per aiutare il soggetto autolesionista è importante comunicare con lui; parlargli apertamente, dicendogli e facendogli comprendere che dev’essere necessariamente aiutato da persone competenti e specializzate.”- Sottolinea la dott.ssa Quaglia.-

“L’ideale è iniziare un percorso di psicoterapia dove si può imparare a gestire e riconoscere i propri stati interiori: sia di disagio, di sofferenza che emotivi.”

Rimedi autolesionismo in età adulta: trattamenti e terapia

Compreso perché e quando si è autolesionisti, dai sintomi alle tipologie, passiamo ai rimedi, cure e terapie possibili per negli adulti, come fare, come aiutare un soggetto che ne soffre?

Attualmente non sono disponibili terapie specifiche per la cura dell’autolesionismo negli adulti. Solitamente, si prescrivono farmaci antidepressivi, ansiolitici e tranquillanti. Un medico, di norma, consiglia ai soggetti che ne soffrono un periodo di osservazione in ospedale o in centri specializzati. Chiaramente, si spera che in contesti simili il pazienta abbia maggiore controllo; e che gli venga impedito di compiere atti autolesionisti.

Ciò che resta indispensabile nel recupero dei soggetti autolesionisti è la terapia psicologica/psichiatrica. In questi contesti di terapia si lavora per migliorare la regolazione delle emozioni e per affrontare la sofferenza.

“Il percorso di psicoterapia è volto a fare una grande psicoeducazione.” – Ci conferma la dott.ssa Quaglia.- Il soggetto autolesionista, durante la terapia, imparerà a denominare, riconoscere e comunicare le proprie emozioni, in base ai propri stati fisici.”

“Si apprende soprattutto a riconoscere cosa dica il corpo, come dialogare con se stessi; nonché a gestire e contenere emozioni che gli appaiono assolutamente dilaganti.”

“Il tipo di approccio consigliato per la psicoterapia è sicuramente quello cognitivo-comportamentale; Prevede sessioni di psicoeducazione e sessioni di role-playing. Durante queste ultime, in particolare, vengono insegnante al paziente le modalità per gestire le proprie emozioni; nonché a comunicare in maniera maggiormente assertiva e affermativa di sé.”

Inoltre, tra i trattamenti più diffusi ed efficaci vi è anche la Dialectical Behavioral Therapy (DBT). Questa terapia, ideata da Linehan per i pazienti con disturbo borderline di personalità, è stata poi estesa anche ai pazienti con condotte autolesive.

© Riproduzione Riservata
© Riproduzione Riservata
Flavia de Durante Laureata in Lettere Moderne con il massimo dei voti all'Università degli studi di Salerno. Da sempre amante della lettura, mi diletto a scrivere sin dalla prima adolescenza. Mi interessa esplorare il mondo circostante in tutte le sue sfumature ed in particolare l'animo umano e i rapporti interpersonali. I temi che maggiormente mi interessano sono quelli legati alla cultura, alla storia, al costume, all'ambiente, all'attualità. Vedo nel settore del giornalismo non solo la possibilità di trasmettere dati ed informazioni, ma anche una grande opportunità di acquisire nuove e varie conoscenze. La curiosità e la voglia di sapere sono i motori principali che mi hanno spinto a intraprendere questo percorso. Leggi tutto